VeniceQueen.it

RHCP Italian Community since 2004

“Il ritorno dei Red Hot Chili Peppers”: traduzione integrale dell’intervista di MIX (maggio 2022)

“Il ritorno dei Red Hot Chili Peppers: il funky-groovy, rockeggiante e tutto-analogico Unlimited Love”

In questa intervista il protagonista vero e proprio è Ryan Hewitt, ingegnere del suono che ha alzato di molto l’asticella della qualità nel processo di mixaggio e masterizzazione di Unlimited Love. Già volto noto per aver collaborato in altri album dei Peppers, è stato ‘trascinato’ in studio dal ritorno di Rick Rubin e John Frusciante (col quale ha lavorato anche in diversi album solisti). Prendono parte all’intervista anche Chad Smith e lo stesso Frusciante per chiudere il cerchio su un articolo molto tecnico, ma allo stesso tempo dal piglio molto emotivo.

Traduzione a cura di Tina Zannella, Paolo Tedeschi, Francesco Generale, Dario Giannulo e Francesco Colinucci.


La band è tornata insieme, di nuovo!
Con il ritorno del chitarrista John Frusciante, per la terza volta, il produttore Rick Rubin al timone e l’ingegnere Ryan Hewitt alla regia, i Red Hot Chili Peppers si sono riuniti e riaccesi, creando un nuovo filo conduttore nel loro identificabile filo di magia che sfida l’etichetta, ma che comprende tutti gli stili.

Ascoltando il duro funky groove di Chad Smith, il basso feroce e pompante di Flea, la chitarra melodica e raffinata di Frusciante, insieme alla voce distintiva e versatile di Anthony Kiedis – che si intreccia con il songwriting profondamente stratificato – è chiaro che i Peppers sono pieni di Unlimited Love (Warners, aprile 2022).
«Stiamo sparando su tutti i cilindri dell’amore», dice il batterista Smith a metà marzo, sfoggiando un grande sorriso dietro la console SSL 4000 agli EastWest Studios, durante il mix finale.


UNA RIUNIONE DI CANTAUTORI

Josh Klinghoffer era il chitarrista a metà del 2019, prima della pandemia, quando il gruppo ha iniziato a lavorare su del materiale per un nuovo album. Per come lo ricorda Smith, erano tutti meno che delusi dal risultato. Allo stesso tempo, Flea e l’ex membro della band Frusciante avevano parlato di come quest’ultimo volesse tornare. La ragione era piuttosto semplice: Frusciante sentiva che prima di lasciare il pianeta, voleva godere di un senso di collaborazione e scambio di idee che solo recentemente aveva imparato ad apprezzare, soprattutto attraverso il suo lavoro con l’amico Aaron Funk in diversi progetti elettronici.
Aveva riflettuto molto, dice, su come avrebbe potuto controllare la situazione quando ancora faceva parte dei Chili Peppers, voleva una nuova opportunità per poter offrire loro un’esperienza ancor più ‘condivisa’ con i suoi ex compagni di band «Ho iniziato a chiedermi come sarebbe stato se fossi stato di supporto a loro come lo sono per il mio amico Aaron?» ha confidato Frusciante.

«Se solo cercassi di lasciarli essere se stessi, piuttosto che fare delle mie visioni il centro di tutto. Sentivo che se in qualche modo uno di noi fosse morto lasciando tutto com’era, sarebbe stato terribile».

John Frusciante sulle motivazioni che lo hanno spinto a tornare nella band

L’idea era di dare e prendere, di andare con il flusso. Nel gennaio del 2020, il chitarrista era in uno studio di prova privato con i suoi ex compagni di band, suonavano i vecchi brani e, nel giro di un paio di mesi, stavano già lavorando su quelli nuovi.

John Frusciante in studio di registrazione

Poi, Bang! Covid ha colpito e il posto ha chiuso. Poco dopo, Jeff Greenberg, presidente del Village, li lasciò lavorare nei suoi studi. Era… un po’ come ai vecchi tempi, entrando in quel groove familiare. «Non stavamo facendo nessuna registrazione, stavamo solo scrivendo», dice Smith. «Tutti si sono sentiti a proprio agio, ed è stato proprio quello che facciamo normalmente: improvvisiamo alcune idee e le canzoni vengono fuori in questo modo, che sia una linea di basso, un riff di chitarra, un ritmo di batteria o altro. Poi gli strumenti melodici arrivavano con alcune idee. Io avevo delle cose a cui stavo lavorando da casa, John portava parti di canzoni e riff, Flea arrivava con una linea di basso o una cosa di piano e ci lavoravamo sopra, e rientravamo nel nostro solito processo creativo».
«Questo sembrava buono e familiare», continua. «I Chili Peppers non sono mai stati una band in cui c’è chi dice: ‘Ehi, ho questa demo completata o una parte di drum machine che voglio che tu faccia’. Ognuno ha il proprio contributo creativo, che è gran parte del motivo per cui suoniamo nel modo in cui lo facciamo. Sono anche le forti personalità dei loro strumenti e la chimica che li unisce», afferma Smith, «a creare il loro suono».

Il produttore Rick Rubin, il cui ultimo disco con la sua band è stato I’m With You del 2011, in un recente podcast ha affermato che quando è entrato in studio per vedere cosa stesse succedendo, si è messo a piangere.

Rick Rubin, storico produttore dei Chili Peppers

«Non l’ho visto piangere; ero troppo impegnato a suonare la batteria», ci dice Smith. «È possibile che fosse emotivamente coinvolto. È con noi dai primi anni ’90 e, a parte uno solo album, è in tutti i nostri dischi con me e John. È una persona sensibile. Lui ci girava attorno mentre noi suonavamo. Non è entrato in modalità produttore. Lui assimilava e sorrideva. È stato davvero fantastico, perché non avevamo ancora suonato la nostra musica con nessun’altro». Dopo aver lavorato ancora un altro po’ sul loro materiale, la band si è riunita allo studio/casa di Shangri-La di Rubin nel settembre 2020. Le canzoni erano quasi tutte pronte, ma Smith afferma che, una volta entrati in studio, le cose spesso cambiano, specialmente quando si lavora con un produttore talentuoso come Rubin.

«È bravo nel trovare l’essenza della canzone. Ha un buon orecchio. Riesce ad avere il quadro completo delle cose».

Chad Smith su Rick Rubin

Alcune canzoni sarebbero state ancora scritte in studio, ma circa 50 avevano già preso forma, secondo il gruppo, 17 delle quali fanno parte di Unlimited Love. Le restanti sono state terminate, mixate e sono state messe da parte; i fan stanno già speculando sul rilascio di un seguito a breve.


BATTERIE GRANDI, VIBRANTI E PIENE DI GROOVE

Quando l’ingegnere Hewitt, che al momento ha lavorato a dieci progetti con Frusciante, è entrato nell’impianto di preproduzione a Shangri-La in settembre, ha chiesto se fosse stato possibile ricominciare da zero. Gli hanno dato carta bianca, quindi hanno smontato tutto e ripulito la stanza. La base divenne una console API del 1969, un sidecar Neve BCM10 e un rack di preamplificatori Neve 1073, che la maggior parte della band aveva utilizzato.

«Il problema dei Peppers è che devi solo farli suonare come i Peppers. Si chiama letteralmente ‘Togliti dal cazzo’».

Ryan Hewitt sulla collaborazione in studio con i RHCP

Dopo che Smith ha registrato la batteria allo Shangri-La, ha detto di non aver nemmeno speso tempo per cercare il punto migliore per posizionare il suo kit. Per quanto riguarda Hewitt: «Ho ottenuto ottimi suoni di batteria lì, ma è così che si lavora». Per un paio di giorni, hanno provato una miriade di combinazioni di batteria e microfono, stabilendosi su un set Gretsch, cambiando un piatto qua e là, o più semplicemente cambiando il rullante a seconda della canzone. Rubin ha suggerito di costruire una pedana per batteria, che secondo Hewitt ha fatto un’enorme differenza nel suono.

Ryan Hewitt esprime così sul suo profilo Instagram tutta la gratitudine e la soddisfazione per il lavoro svolto al fianco dei Peppers

Poi c’è stato il momento: «’Con o senza tappeto?’ Avere il tappeto era come ci faceva trovare in situazioni in cui dicevamo ‘Wow!’. All’improvviso la parte bassa è venuta fuori dalla grancassa nella stanza come non era mai successo. Ora proviamola in diversi punti su questa pedana. Abbiamo trovato il punto giusto, abbiamo abbassato il rullante, abbiamo suonato e, ‘Ok, fantastico, c’è il nostro posto, ora esaminiamo di nuovo le prime tre grancasse.’ Prendevamo appunti su come suonasse tutto». Hewitt, che ha iniziato come assistente tecnico con la band 20 anni fa, afferma che hanno provato un sacco di microfoni diversi per la cassa e sono finiti con l’usare un AKG D112 all’interno e un AKG D12 e Neumann FET 47 all’esterno. «Cambierei tutta la mia serie di microfoni in un bus su una traccia così, se ci fosse un brano delicato, avrai più dalla pelle risonante che dalla battente», ha detto. «Cambiavamo il bilanciamento, e Chad ascoltava con le sue cuffie. Veniva ad ascoltare, e diceva: ‘No, più di questo, meno di questo’, in modo da smorzare di più la pelle, o fare questo o quello».

Hewitt ha posizionato D12 sui tom, osservando: «Chad aveva i tom molto aperti, con uno smorzamento minimo. Questa è un’altra cosa con cui abbiamo giocato. ‘Come potremmo smorzare il suono dei tom e mantenerli in stile Bonham? Vogliamo che suonino aperti, ma siano controllati e non siano squillanti tutto il tempo’. Abbiamo tolto le pelli superiori e uno dei miei trucchi preferiti è mettere una manciata di batuffoli di cotone sul fondo quindi, quando lo colpisce, i batuffoli di cotone salgono per poi cadere e così le pelli inferiori non risuonano più».

Un momento di relax per John Frusciante e Chad Smith in studio di registrazione

Gli Shure SM57 erano posizionati sul rullante, in alto e in basso, con un 57 sul charleston, AKG C12 sulle cuffie, un Telefunken U-47, per mono room, PZM vintage sul muro, AEA R88 e microfoni a nastro Royer 121 e un «vecchio schifoso microfono Sony tramite un box diretto di Empirical Labs». Il trucco, dice Hewitt, è non complicare eccessivamente le cose con Smith nel contesto dei Peppers. Non ci sono campionamenti, ed è un batterista che suona forte.

«Non puoi usare molti dei microfoni spazzatura che useresti con qualcuno che suona piano perché si distorceranno. Cercare di mantenere il sound semplice, diretto e incisivo e splendente. Inoltre, un piccolo dettaglio che ho imparato quando registri un batterista alto: devi usare un paio di overhead distanziati, abbastanza distanti, perché Chad ha una grande estensione».

Ryan Hewitt sull’approccio al suono del batterista Chad Smith

CHITARRA, BASSO, SINTETIZZATORE MODULARE

Come per gli altri strumenti, Hewitt ha usato un EV RE-20 sul cabinet del basso di Flea, insieme a un box Acme DI.

«Flea è un bassista così potente e aggressivo che serve un microfono dal suono morbido e lievemente indulgente per fare da contrasto al suo stile aggressivo».

Ryan Hewitt sull’approccio al suono del bassista Flea

«Non vuoi un microfono dettagliato e super reattivo per uno che suona così forte. Il box DI è un semplice trasformatore, che suonava davvero bene con lui. Entrambi sono passati ai preamplificatori Neve 1073, e poi ai Distressors. Semplicissimo. Avevo anche un box di fase intermedia Little Labs sul DI per portarlo ad una miglior coerenza di fase con l’amplificatore».

Sulla chitarra principale di Frusciante ha posizionato un SM-57 vicino e un Telefunken U-67 più distante. «Credo di non averlo neanche equalizzato»

«Credo di non averlo neanche equalizzato. Il tono è tutto nelle sue dita, nei suoi pedali e nei suoi amplificatori Marshall».

Ryan Hewitt sull’approccio al suono del chitarrista John Frusciante
La strumentazione di John Frusciante in studio di registrazione

Hewitt ha usato una combinazione di U 47, U 67 e KM 54 sulle chitarre acustiche; uno Shure SM 7 per la voce solista di Kiedis; un AKG C-12A per la voce di Frusciante; un C12 sul pianoforte; un U 47, un Sony C-37, un C-38, un Mojave MA-37, un Royer 121, un U 67 e un RCA BK-5 sulle sovraincisioni di chitarra e tastiera. È passato tutto attraverso i preamplificatori Neve 1073, tranne le sovraincisioni chitarra/tastiera che sono passate attraverso preamplificatori vari, tra cui Quad Eight, Chandler Limited TG2, REDD 47, CAPI, Vintage UA e API.

Una cosa che potrebbe risultare diversa in questo disco è il sintetizzatore DX7 modificato da Frusciante e le sovraincisioni di Mellotron.

«È un maestro della sintesi modulare», dice Hewitt. «Ha questo grosso sintetizzatore modulare con cui modificherebbe e suonerebbe per ore, pur di ottenere i suoni che vuole. Ce n’è tanto di programmato in questo disco, ma viene fuori con una band che non è abituata a suonare a comando».

«Sono piuttosto bravo a programmare il sintetizzatore DX7, ma non l’avevo mai registrato attraverso un amplificatore», ammette Frusciante. «L’avevo appena registrato direttamente sulla tastiera; quindi lo stavamo registrando su un amplificatore a valvole Ampeg, e Ryan stava usando qualsiasi microfono [un U 47, un U 67 o un RCA BK-5 a seconda del suono] controllando tutto con i cari vecchi preamplificatori microfonici, e abbiamo ottenuto suoni così caldi da farmi credere che fossero di un Mellotron».

Frusciante era eccitato per il fatto che lui e Flea si stessero scambiando delle idee per la prima volta da Blood Sugar Sex Magik del 1991. Un esempio si trova in “Bastards of Light”.

«C’è un suono di sintetizzatore che arriva a metà della seconda strofa; fu un’idea di Flea, andai al modulare e lo realizzai», dice Frusciante di uno dei suoi cut preferiti nel disco. I due hanno poi collaborato a una delle canzoni non rilasciate; mentre Flea suonava col DX7, Frusciante ne modulava il suono.

John Frusciante al mixer per la realizzazione di Unlimited Love

Il processo di registrazione vero e proprio è rimasto lo stesso, una specie di standard dei Chili Peppers:

«Noi quattro nella stanza, nessun click, niente di niente, nastro, boom, suona, e fallo per bene. Una volta sistemato l’arrangiamento, si tratta solo di azzeccare la performance».

Chad Smith sul processo di registrazione classico dei Red Hot Chili Peppers

Smith, va detto, è il ‘giudice’ ufficiale e per questo disco è stato raggiunto in quel processo da Frusciante. Se si finisce entro due riprese, si tira fuori il coltello, cosa che secondo Hewitt è molto divertente.

Unlimited Love è stato registrato alla vecchia maniera su un nastro ATR e su una macchina Studer A827 da 24 tracce. Il nastro è diventato così costoso e raro che Smith dice che adesso, dopo un paio di buone riprese, registrano sopra al materiale che sanno che non verrà utilizzato, una cosa che non facevano mai ai vecchi tempi.


MIXING ANALOGICO AGLI EASTWEST

Frusciante fu contento del fatto di poter tornare nella band avendo accumulato esperienza di ingegneria del suono con i suoi album solisti («Ho imparato qualche mossa», dice ridendo), benché si trattasse di musica molto diversa. Era stato profondamente coinvolto nel processo di mixing insieme a Hewitt, che ha prodotto sette dischi da solista di Frusciante. Entrambi concordano sul fatto che ci sia un pizzico di telepatia quando lavorano insieme. Per esempio, dice Frusciante, lui e Hewitt stavano registrando un delay digitale su alcune note dei fiati che doveva essere controllato manualmente.
«Stavamo incidendo il trattamento sul nastro, quindi Ryan doveva alzare il send al momento giusto, mentre io alzavo il feedback del digital delay al momento giusto, perciò comunichiamo attraverso la stanza in maniera grandiosa», spiega Frusciante.

Agli EastWest Studios, durante una visita verso la fine del processo di missaggio, Smith e Hewitt discussero sul «suono analogico vs. suono Pro Tools» e ricordarono «tutte queste bellissime vecchie cose».
Come dice Smith, «Il suono è il suono». Al quale Hewitt risponde, «Pro Tools è fantastico, e tutti parlato del suono del nastro e del riversare il suono del nastro in Pro Tools, e va benissimo. Ma non lo stiamo usando necessariamente solo per il suono; è la pressione, la creatività. Se vuoi davvero un riverbero al contrario, devi lavorarci, c***o». Peraltro, dice Hewitt, non si tratta solo del suono del nastro, è una questione di approccio da documentarista: «Quando registri su nastro, devi per forza essere presente», afferma. «Non c’è un pulsante ‘Undo’; non esiste ‘Apple+Z’».

L’ingegnere Ryan Hewitt alle prese con le tecniche analogiche per la registrazione di Unlimited Love

Chiaramente, l’analogico si sposa perfettamente con l’atmosfera della band, che Hewitt descrive appropriatamente come musica live, suonata in una stanza, tutta insieme. «Non avere la possibilità di cancellare, è…» Hewitt fa una pausa. «È come registrare senza rete, in un certo senso. Ovviamente possiamo fare incisioni e montare i nastri, ma la pressione che ciò mette a tutti, compreso me, di fare le cose per bene, è stimolante». Nel missaggio è emersa la stessa dinamica. «In Pro Tools, puoi cambiare le cose retroattivamente, ma con l’analogico, devi tornare indietro, premere ‘Play’, e portare il fader precisamente nella posizione giusta», dice Hewitt. «Oh merda, non ci sono riuscito, devo rifarlo, rifarlo, rifarlo. Voglio che questa cosa sia silenziata qui – rewind, premi il pulsante mute, premi il pulsante auto – tutta questa roba. È un processo fatto di concentrazione e azione. Sì, richiede più tempo, ma fa trasparire la dedizione di chi ci ha lavorato. Abbiamo montagne di attrezzatura, una console SSL degli anni ’80, che monta il suo software di automation originale, che mixa dentro un Ampex ATR-102 con nastro ATR. La sfida», aggiunge, «è trovare il livello di forza giusto per colpire il nastro».

La filosofia di Hewitt per la registrazione è che dovrebbe suonare come se fosse già mixata. «È molto più difficile quando registri su nastro. Con Pro Tools puoi usare dei plug in e mixare ma con il nastro invece suona diverso ogni volta che metti su la bobina, la console suona differentemente così come le varie macchine e anche le tue idee sul bilanciamento dovrebbero cambiare. È molto più impegnativo fare un primo mixaggio. Se registri tutto in modo che i faders siano più o meno alla pari e non tutti ad altezze diverse alla lunga sarà molto più semplice. Il mio obiettivo è di avere i faders allo stesso livello e registrare con quel mix». 

«Il punto alla fine è quello di far sembrare che dagli speakers, mentre stiamo registrando, esca un suono che sembri già pronto per il disco».

Ryan Hewitt sul processo di registrazione di Unlimited Love

DAVVERO UN MOMENTO FELICE

John Frusciante è felice, pensa che la sua missione del sostegno reciproco sia andata a buon fine. Detto questo, gli altri gli hanno comunque dato un sacco di libertà e nessuno ha mai alzato un sopracciglio, nessuno ha mai detto ‘Hey, ti stai spingendo un po’ troppo in là!’ E Hewitt adora il disco che hanno fatto.

Le chitarre di John Frusciante in studio di registrazione

«La band con cui sono cresciuto è tornata insieme, ho iniziato ad ascoltarli nei primi anni delle superiori, quando sono entrati John e Chad. È una benedizione incredibile poter lavorare con la tua band preferita».

Ryan Hewitt sul processo di registrazione di Unlimited Love

Il titolo Unlimited Love per Frusciante è una somma perfetta.

«Quello per me era l’obiettivo principale. Ho capito quanto amo queste persone e che arriverà un giorno in cui uno di noi se ne andrà e un altro giorno un altro se ne andrà, c’era questo sentimento, di poter cogliere l’attimo e di farlo ora e in un modo in cui non l’avevamo mai fatto prima».

John Frusciante sull’origine del titolo del dodicesimo album dei RHCP

ALCUNE NOTE SULLE CANZONI

Chad Smith dice che Unlimited Love è come tutti i dischi dei Red Hot Chili Peppers: un mix di canzoni funk, hard, veloci e lente. Il singolo pubblicato il 1° Aprile, “These Are The Ways”, è uno dei suoi pezzi preferiti. «John è arrivato con le diverse parti di chitarra e da subito mi ha ricordato qualcosa degli Who e così ho cercato di imitare Keith Moon, c’è un sacco di batteria, molta energia, è molto divertente, mi sono dovuto dar da fare».

Chad Smith e Flea suonano in presa diretta, registrando Unlimited Love

Adora anche “Tangelo“, che non ha la batteria. Dice che gli ricorda i Beatles e che dal primo ascolto ha capito che non ci sarebbe stato bisogno della batteria.

“One Way Traffic” è un’altra delle preferite di Smith perché «è abbastanza sciolta e Anthony racconta una storia divertente» e in più a metà c’è una parte che gli ricorda qualcosa degli AC/DC.

Chad cita “Here Ever After” che somiglia ai Siouxie And The Banshees, con vibrazioni post moderne che sono qualcosa di abbastanza atipico per i Red Hot.

È una canzone che Hewitt ha voluto remixare perché il mix originale peccava di energia. «Nel remix sono stato più aggressivo con l’uso dell’equalizzazione e con la compressione, ho cercato di ottenere il suono di batteria più aggressivo possibile. È una batteria che sembra tribale, credo di essermi trattenuto troppo durante il primo mixaggio».

Un pezzo chiamato “Veronica” è stato scritto in studio da Frusciante quando Rubin e Anthony gli hanno chiesto di trasformare in canzone un giro di accordi che stava provando. Hewitt la definisce «Beatlesiana e bellissima» con una grande melodia e un testo bellissimo e con un cambio di velocità e il tempo che cambia da 4/4 a 6/8. «L’abbiamo suonata moltissime volte per capire come comportarci con questi cambi» ricorda Hewitt e aggiunge che Frusciante ha usato un reverse reverb e i suoi sintetizzatori modulari.

In “Bastards Of Light” Frusciante dice che sono riusciti a sincronizzare il nastro con il suo sequencer Roland MC 202 dell’81 e sono riusciti a fare la stessa cosa anche per la batteria nonostante questa fosse stata registrata senza click.